Guido io vorrei...
A proposito di pessimismo ed ottimismo
Diletto Guido, sono ormai diversi anni che le nostre aspirazioni vanno sistematicamente deluse, le speranze tradite, e la gente ormai, in maniera sempre più crescente, non spera più nei partiti, nelle rappresentanze istituzionali e nella capacità della politica di progettare il futuro o tirarci almeno fuori dalle secche in cui ci dibattiamo, sul piano morale molto più di quello economico.
Per questo, mio sagace amico, nella società impazza la corruzione, la delinquenza ha raggiunto livelli mai prima toccati, la gente onesta si sente come straniera nella propria patria, quando non rischia addirittura di venire derisa, da coloro i quali hanno capito che questa organizzazione sociale è fatta piuttosto per i furbi. Insomma nella nostra città non crescono ormai più piante tenere né olezzanti fiori ma, come in un terreno malsano, non rinunciano a spuntare spinosi cespugli e sterpi della peggiore specie, a rivendicare il diritto di occupare tutt'intero il territorio. E non ha molta importanza se queste malefiche piante siano giovani o già avvezze a stare nel brago, giacché un'insaziabile voracità è quello che le accomuna.
In tale inquietante situazione, onestissimo Guido, chiunque voglia impegnarsi a far politica o prova ad entrare nei partiti, per quanto preso dalle migliori intenzioni, trova subito chi lo addestra che il partito non è un club, che fare politica significa metter le mani nella m..., o più delicatamente ch'è forza maggiore, per liberare l'ingorgo, ficcare le mani nel c.... Ormai non usa più il vecchio andante, uscito definitivamente di moda, "mettere le mani nel fango". Chi non ha capito le leggi semplici della politica ed ingenuamente in essa cerca finanche le ragioni della morale non è uomo di mondo, vada pure a fare il filosofo da qualche altra parte, ma sgomberi il campo di chi ci sa fare!
I giovani sono lontani dalla politica? Occorre ricostruire la loro fiducia nei nostri rappresentanti istituzionali? Entrino allora nei partiti, soprattutto se governativi, e si mettano in lista d'attesa. Così dicono, mio sensibilissimo amico.
Se poi qualcuno, dopo essere entrato in un partito, si mette a fare semplici calcoli di matematica e, con questi, ha l'ardire d'affermare che, occupando dieci giovani per alzata di mano, si allontanano dalla politica altri cento, e soprattutto si fa perdere ai migliori la speranza, l'accusa è già pronta: "Ma questo è moralismo!"
Pensoso Guido, in questa condizione e con la sfiducia dei più, assistiamo alla nascita di una classe politica che non usa rendere conto all'elettorato di quello che fa e di quello che non fa, soprattutto non ha altro programma che quello d'imbastire accordi ed ammanicamenti con gli altri partner, per la tenuta del proprio potere personale. Chi viene eletto in nome della trasparenza si ritrova a spartire tangenti; chi ha promesso battaglia, preferisce non disturbare nessuno; chi è stato eletto sotto la spinta di lotte ambientali, si dedica ad altro, dipendendo il suo destino dalle spartizioni partitiche, non certo dal giudizio della gente.
In questo modo, sempre più persone si allontanano dalla vita democratica, lasciando la politica ai "veri" politici, a coloro che non sanno fare altro mestiere che quello dei politici, che non si scandalizzano né della m.... né del c.... e di chissà cos'altro. Del resto i politici con la "P" maiuscola hanno già coniato una frase convincente: "E' la modernità che porta all'astensionismo", ignorando che l'Italia ha ben altra tradizione democratica, rispetto a tutte le altre nazioni. Così, purtroppo senza scandalo, è stato già dissipato un vero patrimonio di partecipazione della gente.
Pensi tu, acutissimo Guido che, per uscire da questo stato di cose, davvero non ci sia null'altro da fare? Veramente ritieni che le menti e gli animi migliori debbano continuare a lasciare, e consentire che coloro i quali hanno fatto un callo del loro cuore continuino impunemente ad imperversare, felici che, chi non sa obbedire alle leggi deteriori della politica o usa ancora scandalizzarsi o s'ostina a sognare utopie o agita passioni o è capace di piangere ed amare, se ne mantenga lontano, senza cercare di contendere ai soliti armeggioni d'occupare lo Stato?
"Guido, io vorrei che tu Lapo ed io/ fossimo presi per incantamento/ e messi in un vasel ch'ad ogni vento/ per mare andasse al voler nostro e mio;/ sì che fortuna od altro tempo rio/ non ci potesse dare impedimento..."
Era il sogno di Dante, espresso in questo sonetto. Riunire gli amici migliori e diverse belle donne fiorentine su un lieve vascello per andare senza opposizione verso più felici lidi, lontano dalle turpitudini del mondo, col semplice intento di parlare d'amore.
Ma se si potesse parafrasare l'intenzione dantesca e prendesse il largo un altro sogno in cui le persone migliori, uomini e donne per bene, si raccogliessero su un vascello simbolico per mettere insieme le competenze, acquistate non al chiuso delle segreterie, ma nell'impegno duro delle professioni; usassero la stima conquistata nella vita d'ogni giorno e - tralasciando gli schemi di Destra Sinistra e Centro - chiedessero, su un programma comune d'onestà ed impegno, il consenso per finalmente cacciare i rudi mercanti dal tempio, questo sì sarebbe un sogno che varrebbe la pena di vivere!